Cos'é l'Ailanto?

Informazioni generali
L’Ailanto (Ailanthus altissima) anche conosciuto come l’albero del paradiso è una pianta decidua della famiglia delle Simaroubaceae. È nativo sia del nord-est che centro Cina ed è anche presente in Tailandia. Il termine deciduo in botanica viene usato per definire quelle piante che durante la stagione sfavorevole perdono il fogliame.
A differenza delle piante della stessa famiglia, che preferiscono ambienti tropicali. L’Ailanto predilige invece ambienti temperati. L’albero cresce rapidamente ed è capace di raggiungere i 15 metri di altezza, in 25 anni. Tuttavia l’Ailanto è anche poco longevo e difficilmente supera i 50 anni di età, nonostante la sua straordinaria capacità di clonazione tramite pollone, che le permette di vivere considerabilmente più a lungo.
Il pollone, in botanica è quella parte di una pianta che cresce sotto forma di ramo direttamente sul tronco o alla base, talvolta direttamente dalla radice. Siccome sono collegati direttamente alla pianta madre, e parzialmente alimentati da essa, i polloni sono meno vulnerabili dei semi e per tanto possono crescere più velocemente.
In Cina l’Ailanto ha una lunga e ricca storia. È citato in alcuni dei testi storici Cinesi più antichi e in decine di testi medici per le sue capacità curative che spaziano dalle turbe mentali fino alle calvizie. Le radici, le foglie e la corteggia vengono ancora oggi utilizzate nella medicina tradizionale Cinese, principalmente come astringente.
L’Ailanto è stato importato dalla Cina in Europa nel 1740 e poi negli Stati Uniti nel 1784. È stato inoltre uno dei primi alberi ad essere importato, nel periodo in cui l’Europa era dominata dalle “cineserie.” Ovvero il forte impatto della cultura cinese dell’epoca nell’arte Europea, che diede vita ad un movimento artistico fortemente ispirato allo stile orientale, dando vita a centinaia di riproduzioni di vasellame e stile architettonico. I giardinieri persero però presto l’entusiasmo nei confronti dei polloni e del cattivo odore emanato dall’Ailanto, che però venne estensivamente usato come albero decorativo stradale.
In diversi stati, tra cui la Svizzera, la pianta è divenuta una specie invasiva, per via di entrambe le sue capacità di colonizzazione territoriale e l’emissione naturale di agenti chimici atti alla soppressione della concorrenza. La pianta inoltre ricresce vigorosa se tagliata, rendendone l’eradicazione lunga e difficoltosa. Aggiudicandosi in diverse aree appellativi denigratori, come “palma da ghetto”, “albero puzzolente” e “albero infernale.”
Descrizione
Albero decline, ovvero maschi e femmine sono due individui separati, deciduo, alto fino a 30 metri. La corteccia presenta un disegno tipico conferito dalla presenza di lenticelle a forma di losanga. Le foglie sono imparipennata, lunghe dai 40 ai 90 centimetri, composta di 9 fino a 25 segmenti lanceolati, interi o irregolarmente dentati alla base, lunghi 10 centimetri e coperti, sulla pagina inferiore di ghiandole. La fioritura ha luogo da giugno a luglio, i fiori bianco giallastri di diametro circa 5 millimetri, sono riuniti in racemi lunghi fino a 30 centimetri. I frutti sono alati, compressi, lunghi dai 3 ai 5 centimetri e larghi da 0.5 fino a 1 centimetro. La pianta emette inoltre un odore sgradevole.
Ecologia
L’Ailanto è una pianta considerabile opportunistica, in grado di prosperare laddove altre piante faticano a crescere. Si diffonde aggressivamente sia tramite semi che vegetativamente, tramite ricacci radicali e la veloce ricrescita dopo il taglio. È considerata una pianta intollerante all’ombra e quindi non competitiva in ambienti poco luminosi. Anche se uno studio ha scoperto che l’Ailanto è capace di competere anche se le fronde degli alberi indigeni lasciavano penetrare soltanto dal 2 fino al 15% di luce solare. Lo stesso studio ha scoperto che la pianta per sopravvivere usa la rapida crescita, per raggiungere velocemente il livello delle fronde indigene. L’Ailanto inoltre è tra le piante più resistenti all’inquinamento, incluso l’anidride solforosa uno dei principali, nonché pericolosi, agenti inquinanti, che la pianta assorbe nelle foglie.
L’Ailanto viene anche usato per ripopolare zone in cui è avvenuto un drenaggio acido da una miniera e si è dimostrato capace di tollerare livelli di ph nel terreno al più basso 4.1, l’equivalente del succo di pomodoro. Resiste anche a terreni a basso contenuto di fosforo e quelli ad alto tasso salino. La forte adattabilità della pianta deriva dall’efficace sistema di immagazzinamento dell’acqua. È frequentemente trovato in aree in cui pochi alberi possono sopravvivere.

Distribuzione e habitat
L’Ailanto è originario del nord e centro Cina, Tailandia e Nord Korea. In Tailandia è presente nella variante Takanai.
L’albero preferisce terreni umidi e limosi, ma si adatta ad un largo spettro di terreni a diverse condizioni. È resistente alla siccità, ma non tollera allagamenti. Inoltre non tollera nemmeno zone profondamente ombreggiate. L’Ailanto è stato trovato in diverse condizioni climatiche. Nella terra natia è trovato ad altitudini elevate in Tailandia come a più basse in Cina.
Le primissime esportazioni dell’Ailanto avvennero nelle regioni sud della Korea e nel Giappone, anche se è possibile che l’albero sia nativo di queste zone, è comunemente concordato che fosse stato introdotto molto presto. Nel 1784 quando vennero spediti dei semi in Inghilterra e Stati Uniti è divenuta presto uno degli ornamenti preferiti.
Presto si naturalizzò in tutta Europa, sia nelle zone rurali che in quelle urbane e nonostante fosse stato importata come ornamento, la pianta presto invase l’ecosistema con risultati disastrosi, diventando una pianta invasiva.
Pericoli
La specie prolifera facilmente grazie ai rizomi ed è inoltre difficilmente controllabile.
Costruzioni: L’ailanto colonizza facilmente aree in rovina e edificate e le radici particolarmente forti danneggiano facilmente le tubature nel sottosuolo e sono inoltre capaci di danni strutturali.
Natura: cresce molto velocemente e si diffonde velocemente, formando popolamenti densi che impediscono alla luce solare di penetrare fino al sottosuolo impedendo il proliferare della flora indigena. Mentre i semi vengono trasportati dal vento. La pianta produce inoltre un allelopatico chimico chiamato Ailanthone che inibisce la crescita di altre piante che può anche essere usato come erbicida naturale.
Uomo: Nonostante le capacità curative della pianta, se non maneggiato con l’uso di guanti, corteccia e radici possono provocare forti irritazioni cutanee. Anche se raramente, il polline è allergenico.
Fauna: Per via del gusto e odore sgradevole dell’Ailanto, la maggior parte degli animali evita la pianta.
Prevenzione e lotta
Siccome molto difficile da eradicare con l’Ailanto ci si affida fondamentalmente alla prevenzione, ovvero: Impedire la diffusione di semi e piante. Impedire la crescita sui tetti piani e nei giardini estensivi e sradicare le giovani piante prima che diventino troppo grandi. Se la pianta ha già colonizzato l’area, necessario evitarne l’ulteriore espansione: tagliere le infiorescenze prima della formazione dei frutti e strappare tutti i rigetti. Evitare di depositare su di un qualunque terreno pezzi di radici, non gettarle nel compost e non consegnare ai servizi di raccolta dei rifiuti verdi. Esclusivamente alle strutture dotate di impianto con fase di igienizzazione o impianto di metanizzazione, altrimenti resta solamente l’incenerimento presso un impianto di incenerimento rifiuti. Combattere la presenza dell’Ailanto disseminando l’area di lavoro con specie indigene.

Taglio piante adulte
Intervento: Si effettuo il taglio dell’Ailanto con mezzi meccanici. Questo metodo non causa la morte della ceppa di Ailanto e stimola in un primo tempo la produzione di ricacci dal ceppo e dalle radici. Pertanto è da prevedere anche durante gli anni successivi all’intervento un controllo dei ricacci.
Questo tipo di intervento si presta sia per piante singole che popolamenti. Il controllo dei ricacci durante gli anni successivi all’intervento è fondamentale.
Il recupero manuale degli scarti deve avvenire in totale sicurezza in modo da prevenire qualsiasi dispersione involontaria nell’ambiente.
Estirpazione o sfalcio dei ricacci
Intervento: Estirpazione manuale, possibilmente con suolo umido e morbido dopo la pioggia, facendo però attenzione a non compattare il suolo; rimuovere se possibile la maggior parte delle radici. Sfalcio con decespugliatore a lama, roncola, cesoia ecc. L’estirpazione e lo sfalcio stimolano la crescita di nuovi ricacci. Gli interventi vanno quindi eseguiti regolarmente fino a esaurimento della pianta.
Iniezione di erbicidi in piccoli fiori
Effettuare fori obliqui su tutta la circonferenza del tronco di 2-3 cm di profondità con una punta trapano di 6 – 10 mm. Il numero minimo di fori varia in base al diametro del tronco a petto d’uomo: si aggiunga per ongi 2.5 ml di diametro un foro in più. In seguito iniettare con una pipetta all’incirca 2-3 ml di erbicida evitando che fuoriesca dal foro.
La lotta chimica per iniezione è molto efficace, specialmente su singole piante anche di grosse dimensioni.
Taglio e applicazione di erbicida
Intervento: Taglio degli individui al piede del tronco e applicazione di erbicida con un pannello sulla sezione piana sul ceppo ottenuta. Questo metodo causa la morte della ceppaia di Alianto, ma non evita necessariamente la produzione di nuovi ricacci dalle radici. Pertanto è da prevedere durante gli anni successivi all’intervento un controllo dei ricacci.
Particolarmente efficacie su piante di piccole dimensioni o popolamenti di piante giovani.
Aspersione fogliare
Verificare l’idoneità dell’ambiente all’utilizzo di erbicidi.
Intervento: Applicazione di erbicida sul fogliame di singole piante di Ailanto di altezza inferiore ai 2 m. Bisogna bagnare tutte le foglie di Ailanto evitando però il ruscellamento. Le foglie assorbono l’erbicida che causa la morte delle giovani piantine compromettendo la capacità di riprodursi per via vegetativa tramite polloni radicali.
Questo intervento è ideale specialmente in nuclei giovani, oppure per i ricacci di un’altra tipologia di intervento.